Fratte Rosa è legata indissolubilmente alla lavorazione della terracotta che, anche fuori regione, ne “illustra la più intima essenza strutturale” –sempre con le parole di Paolo Volponi - e che ne evidenza una “vocazione artigianale fantasiosa e sicura quanto praticamente servita e realizzata”, un’inclinazione lineare del paesaggio, un conseguente unitario colore e tono, una sua voce, autentico suono composito e armonico, collettivo e inconfondibile: “la voce calma e profonda dei suoi vasi”.
Naturale quindi prevedere un itinerario legato alla terracotta.
Il centro storico, nel suo complesso ed anche in numerosi particolari, introduce suggestivamente il percorso costituendo il punto di partenza con “il segno del fuoco”, omaggio dello scultore Loreno Sguanci alla lavorazione della terracotta ed al suo profondo legame con Fratte Rosa.
Qui è possibile visitare la bottega di Beatrice Gaudenzi, erede della dinastia Fabiani - cocciari ininterrottamente dal 1730-, che ha saputo coniugare la tradizione artigiana con nuove forme e raffinate decorazioni.
Visitabile anche l’antica bottega, vero e proprio patrimonio culturale.
Uscendo dall’abitato e salendo verso il convento di Santa Vittoria, con una piccola deviazione dalla strada provinciale, si arriva alla bottega di Daniele Giombi, dove è facile lasciarsi affascinare dall’abilità nella lavorazione manuale dell’argilla del colle, ripetizione di un gesto tramandato da secoli.
Sulla strada provinciale si incontra il laboratorio di Giacomo Bonifazi, artigiano della terracotta “da sempre”. I suoi oggetti riprendono l’essenzialità e la semplicità degli oggetti d’uso e di prima necessità, la cui bellezza è strettamente legata alla funzione.
L’itinerario si chiude con il museo demoetnoantropologico delle terrecotte (clicca qui per il sito www.terrecottefratterosa.it). La sua sede, il duecentesco convento di Santa Vittoria, vale di per sé una visita. Il museo è collocato nel piano terra del lato occidentale.
L’esposizione ha l’ambizione di non esaurirsi in una mera raccolta di oggetti per sottolineare con nostalgia un tempo che fu. Si vuole invece evidenziare il profondo legame con il territorio e la cultura locale della quale il patrimonio ceramico, di più o meno recente realizzazione, costituisce sicuramente l’elemento più incisivo e duraturo.
Una tradizione quindi fortemente contestualizzata e volta consapevolmente ad interessanti prospettive. Non per niente uno spazio del convento è destinato a laboratorio di ricerca e sperimentazione.